Le risorse umane (in particolare gli autisti) sono fondamentali per il trasporto collettivo, sia pubblico che privato.
La crisi della mancanza di autisti inizia negli anni 2000, ovvero da quando le municipalizzate sono state gestite in modo non produttivo e con scarsi standard di qualità e con passività di Bilancio e mentre le retribuzioni degli autisti non hanno tenuto il passo del costo della vita, facendo perdere appeal di questo lavoro verso i giovani.
Da tale mala gestione è conseguito che il trasporto pubblico collettivo ha sofferto e soffre di carenza di personale da nord a sud.
Discorso leggermente diverso per il trasporto collettivo privato, attività fondamentale per un’offerta integrata di mobilità per l’utenza che sempre di più si trova a dover fare i conti con limitata offerta complessiva (si veda la situazione della scarsa offerta dei taxi o di mezzi pubblici).
Da inizio anni 2000 le amministrazioni locali hanno poi assestato un duplice colpo mortale alle aziende private del trasporto, con la chiusura di numerose aziende e nei migliori casi con un forte ridimensionamento. L’introduzione di tariffe per il transito delle città d’arte e norme sempre più interdittive hanno fatto aumentare i costi di esercizio sottraendo risorse per beni strumentali e risorse umane, con la conseguenza che i margini dell’impresa sono diminuiti, mentre i costi per l’utenza (che ricordiamo non avere una grande capacità di spesa) come studenti per le gite, centri anziani, pellegrini, dipendenti (nel caso di navette), congressisti, utenza per eventi sportivi e spettacoli, sono aumentati notevolmente.
In questo anno scolastico circa il 40% delle gite scolastiche non si sono potute fare per motivi di costi o per mancanza di autisti per le aziende. Le gite parrocchiali dei centri anziani sono totalmente azzerate per gli stessi motivi. I grandi eventi sportivi e religiosi sono stati fatti solo grazie a sistemi di condivisione tra le aziende del noleggio che hanno efficientato i servizi.
Il pericolo è la mancata consapevolezza degli enti locali sugli errori fatti e addirittura di aggravare una situazione già grave.
Di fronte alla strada intrapresa dagli enti locali, che impedisce agli utenti di avere il giusto servizio, è obbligo da parte dello Stato ed in particolare dei suoi organi di governo, di intervenire per porre fine a questa politica di distruzione di servizi per l’utenza, dell’attività imprenditoriali e di ricchezza.